Un rimpasto, quello di Giorgio Del Ghingaro, che con la nomina di Gabriele Tomei svilisce il resto della giunta, togliendo deleghe di peso a tre assessori e accentrando la responsabilità amministrativa e politica intorno al Sindaco stesso e al neovicesindaco. Non è questione di nomi, ma di metodologia politica.
In una giunta comunale modifiche di questo genere, a sette mesi dal voto, non sono un atto di rilancio, ma il segno di una crisi politica e di un’amministrazione arrivata alla fine del suo percorso: più impegnata a riequilibrare sé stessa che a occuparsi della città.
Un Sindaco che si occuperà di politiche giovanili, risorse finanziarie, tributi ed entrate, patrimonio, demanio e governance delle partecipate affiancato da un vicesindaco che si occuperà di lavori pubblici, istruzione, servizi socio-educativi per l’infanzia e l’edilizia scolastica. Viene da chiedersi come due persone possano portare avanti con serietà e attenzione ambiti amministrativi così importanti per la città mentre si depotenziano tre assessori lasciando loro deleghe residuali.
L’ennesima dimostrazione della gestione politica del Sindaco, che arriva ora a costituire di fatto un duopolio dove confronto e collegialità restano pratiche vuote.
Uno scenario che proietta ombre in vista degli ultimi mesi dell’amministrazione e che pone importanti interrogativi sulla parità di genere alla luce della scelta, a seguito delle dimissioni di Laura Servetti, di non valorizzare o mettere nelle condizioni di assumere ruoli di responsabilità nessuna donna.
Poteri concentrati, una crisi amministrativa che si acuisce e un Sindaco che prosegue nel suo silenzio verso la città. Un modo di amministrare autoritario e autoreferenziale.
Viareggio merita altro: una amministrazione che ascolti, coinvolga, porti soluzioni e rispetti le persone, non un sistema dove un uomo decide e tutti gli altri si devono adeguare. Le donne e gli uomini della maggioranza, e chiunque reputi queste scelte sbagliate e inopportune, dovrebbero chiedersi se valga ancora la pena sostenere un’amministrazione così distante dai valori in cui diceva di credere.